L’amicizia dall’infanzia alla preadolescenza. Legami, sfide, crescita.

di Maruska D’Agostino

L’amicizia è un pilastro fondamentale nella crescita di ogni individuo. Fin dai primi anni di vita, le relazioni sociali giocano un ruolo cruciale nello sviluppo dell’identità, nell’acquisizione delle competenze emotive e nella capacità di interagire con gli altri. Per i genitori, tuttavia, il tema dell’amicizia dei propri figli può rappresentare un terreno complesso e spesso fonte di preoccupazioni: si teme che i bambini possano soffrire di solitudine, vivere esperienze di esclusione o affrontare delusioni dolorose. Come possiamo allora accompagnarli in questo percorso, rispettando i loro tempi e fornendo loro il supporto necessario nelle difficoltà?

Maruska D’Agostino
Mamma,docente di Scuola Primaria e dell’Infanzia,
pedagogista presso Nisaba – studio pedagogico, via Ettore Brambilla 18, Cantù (CO)
[email protected], IG: @maruskadagostino

Come nasce l’amicizia nei bambini?

L’idea di amicizia evolve con l’età e si modifica in base alle esperienze e alle competenze sociali acquisite.

  • Prima infanzia (2-4 anni): In questa fase, i bambini interagiscono più per condivisione di esperienze che per reale affinità. Giocano fianco a fianco, imitano i coetanei, si scambiano giocattoli (o se li contendono!), ma i loro legami sono ancora fluidi e mutevoli. Le amicizie si formano e si dissolvono con grande rapidità.
  • Età prescolare (5-7 anni): Cominciano a comprendere il concetto di relazione più stabile. Iniziano a cercare compagni con cui condividere giochi e segreti, anche se le preferenze possono essere ancora variabili. Questo è il periodo delle prime “amicizie esclusive”, che portano sia momenti di gioia che piccole delusioni quando un amico preferisce stare con qualcun altro.
  • Infanzia (8-10 anni): Le amicizie diventano più profonde e significative. Si basano su interessi comuni, fiducia e collaborazione. Emergono i primi gruppi sociali, e il desiderio di appartenenza si fa più marcato.
  • Preadolescenza (11-13 anni): L’amicizia assume un valore identitario. Il gruppo di pari diventa un punto di riferimento fondamentale, e le emozioni legate alle relazioni si fanno più intense. Il bisogno di accettazione cresce, così come la paura di essere esclusi o non adeguati al contesto sociale.

Le paure dei genitori: quando l’amicizia diventa un problema

Molti genitori vivono con ansia le difficoltà sociali dei propri figli. Tra le preoccupazioni più comuni troviamo:

  • Paura della solitudine: Se un bambino ha pochi amici, i genitori possono temere che soffra di isolamento. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra un bambino che ama stare da solo per scelta e uno che vive con sofferenza la mancanza di relazioni. Alcuni bambini preferiscono interazioni più selettive e non soffrono la solitudine.
  • Timore delle cattive influenze: Man mano che crescono, i bambini diventano più influenzabili dal gruppo di amici. I genitori possono temere che frequentazioni sbagliate portino a comportamenti negativi. In questi casi, è utile mantenere un dialogo aperto e osservare con discrezione le dinamiche sociali, senza imporre divieti che potrebbero risultare controproducenti.
  • Gestione delle delusioni e dei conflitti: Le amicizie, specialmente nell’infanzia e nella preadolescenza, sono caratterizzate da momenti di gioia ma anche da inevitabili difficoltà e conflitti. Sebbene sia naturale voler proteggere i figli dalla sofferenza, è importante aiutarli a sviluppare strumenti per affrontare le delusioni e imparare a gestire i conflitti in modo costruttivo.
  • Gestione della gelosia nelle amicizie: Alcuni bambini possono trovarsi in amicizie con compagni egocentrici e possessivi, che mostrano segni di gelosia quando il bambino trascorre del tempo con altri amici o fa inviti a casa. Questa dinamica può tradursi in dispetti, punizioni silenziose o esclusioni mirate.

Come sostenere i figli nelle loro amicizie?

Ecco alcune strategie pedagogiche utili per aiutare i bambini a costruire e mantenere relazioni positive:

  • Non forzare le amicizie: Ogni bambino ha un proprio ritmo nel socializzare. Offrire occasioni di incontro con i coetanei è utile, ma senza pressioni o aspettative eccessive.
  • Favorire l’empatia e la comunicazione: Leggere insieme storie sull’amicizia, discutere delle emozioni e giocare a ruoli di scambio aiuta a sviluppare la capacità di mettersi nei panni degli altri e migliorare le competenze sociali.
  • Accogliere le difficoltà senza sminuirle: Se un bambino si sente escluso o triste per una lite con un amico, è importante ascoltarlo con empatia, evitando frasi superficiali come “Domani passerà”. Aiutarlo a riflettere sulla situazione e a trovare strategie per affrontarla è molto più utile.
  • Insegnare a gestire i conflitti: I litigi tra amici sono normali. Aiutare i bambini a esprimere i loro sentimenti, a chiedere scusa quando necessario e a trovare soluzioni condivise è un ottimo modo per sviluppare competenze relazionali.
    Nel caso di amici egocentrici e possessivi, è importante insegnare al proprio figlio a riconoscere questi comportamenti e a gestirli in modo assertivo. Favorire il dialogo con l’amico geloso, esprimendo con gentilezza il proprio bisogno di libertà, può aiutare a sciogliere eventuali tensioni. Se la situazione persiste, una soluzione potrebbe essere quella di incoraggiare il bambino a diversificare le amicizie e a non sentirsi in colpa per voler stare con più persone.
  • Dare il buon esempio: I bambini imparano osservando. Mostrare loro come coltiviamo le nostre amicizie, come affrontiamo i conflitti e come ci prendiamo cura delle relazioni insegna più di mille parole.

Conclusione

L’amicizia è un viaggio che inizia fin da piccoli e continua per tutta la vita. Accompagnare i nostri figli in questo percorso significa aiutarli a scoprire l’importanza di essere accoglienti con gli altri, ma anche con se stessi. Con il giusto sostegno, i bambini possono imparare a costruire relazioni autentiche, a gestire le difficoltà e a sviluppare quella capacità di connessione che li accompagnerà anche in età adulta.