L’indipendenza nei bambini. Quando e come favorirla?

Di Maruska D’Agostino

L’indipendenza dei bambini è un tema che divide spesso le opinioni dei genitori, toccando sensibilità diverse e rivelando stili educativi differenti; si tratta di una questione delicata che richiede un giusto equilibrio tra il desiderio di proteggere i propri figli e la necessità di farli crescere autonomamente.

Negli ultimi anni, molte scuole e organizzazioni propongono iniziative che invitano i genitori a favorire l’indipendenza dei propri figli, anche in tenera età. Un esempio attuale riguarda alcune scuole primarie di Milano che hanno dato la possibilità di firmare un modulo che autorizza i bambini a uscire da soli dagli istituti scolastici.

Ma qual è il giusto momento per iniziare a promuovere l’indipendenza? Come possiamo trovare un equilibrio tra incoraggiare i bambini a essere autonomi e proteggerli dai rischi?

Maruska D’Agostino
Mamma,docente di Scuola Primaria e dell’Infanzia,
pedagogista presso Nisaba – studio pedagogico, via Ettore Brambilla 18, Cantù (CO)
[email protected], IG: @maruskadagostino

Gli stili genitoriali e l’indipendenza

I genitori affrontano il tema dell’indipendenza dei figli in modi diversi, e questi atteggiamenti possono essere influenzati da esperienze personali, cultura e valori familiari. Gli stili genitoriali variano notevolmente, ma possono essere riassunti in alcune tendenze principali:

-I “protettivi”: questi genitori tendono a proteggere i propri figli da ogni possibile pericolo, ritardando le esperienze di indipendenza. Vogliono essere sicuri che i loro figli siano sempre al sicuro e tendono a supervisionarli da vicino anche quando potrebbero iniziare a gestire situazioni in autonomia.

 –I “graduali”: questi genitori credono che l’indipendenza debba essere concessa in modo progressivo, rispettando il ritmo di crescita e maturazione del bambino. Si preoccupano di non anticipare tappe di sviluppo importanti e preferiscono preparare i figli con gradualità, concedendo loro spazi di autonomia quando si sentono davvero pronti.

-Gli “entusiasti dell’indipendenza”: alcuni genitori, invece, abbracciano con entusiasmo ogni occasione per far sperimentare ai propri figli l’autonomia, fin dalla più tenera età. Possono vedere nelle esperienze come i campi estivi o le gite scolastiche una grande opportunità per preparare i loro bambini alla vita adulta, a prescindere dall’età.

-I “desiderosi di libertà”: un altro gruppo, meno orientato al benessere del bambino e più alla propria comodità, può vedere queste iniziative come una fuga temporanea dalle responsabilità. Sono quei genitori che accolgono con sollievo l’idea che qualcuno si prenda cura dei loro figli per qualche giorno, più per liberarsi del “peso” che per il valore educativo dell’esperienza stessa.

 

Indipendenza sì, ma con gradualità

La gradualità è una chiave fondamentale per affrontare il tema dell’indipendenza nei bambini, poiché consente di accompagnarli in un percorso di crescita che rispetta i loro tempi e bisogni emotivi. Ogni bambino ha un proprio ritmo di sviluppo, e forzare un passaggio all’autonomia prima che sia pronto può causare stress e ansia, compromettendo la fiducia in se stesso. I bambini che sono spinti troppo presto a gestire situazioni di indipendenza, per le quali non si sentono preparati, possono sviluppare insicurezze che si protraggono nel tempo, manifestandosi in età adulta sotto forma di bassa autostima, paura di sbagliare o difficoltà nell’affrontare nuove sfide.

Allo stesso tempo, però, ritardare eccessivamente la concessione di spazi di autonomia può essere altrettanto problematico. Un eccesso di protezione rischia di privare i bambini di esperienze formative cruciali, che li aiutano a sviluppare capacità di problem solving, resilienza e autogestione. Se non vengono mai posti in situazioni in cui devono affrontare piccole difficoltà o prendere decisioni da soli, potrebbero trovarsi impreparati di fronte alle sfide della vita, crescendo con la convinzione di non essere in grado di cavarsela senza un aiuto costante.

Nel caso specifico di bambini di 6-7 anni, l’indipendenza può essere favorita attraverso attività che bilanciano la scoperta dell’autonomia con un adeguato supporto. Una gita scolastica di un giorno, ad esempio, rappresenta una buona opportunità per sperimentare una temporanea separazione dai genitori in un ambiente controllato e sicuro, sotto la supervisione di insegnanti e altri adulti. Questo tipo di esperienza consente al bambino di iniziare a sentirsi capace di gestirsi in un contesto esterno, sapendo comunque che ci sono figure di riferimento pronte ad intervenire in caso di bisogno.

D’altra parte, un campo estivo di diversi giorni, senza possibilità di contatto diretto con i genitori, potrebbe risultare troppo impegnativo per un bambino così piccolo. A quest’età, molti bambini non sono ancora pronti a separarsi a lungo dalla loro famiglia, poiché la loro indipendenza emotiva non è ancora sufficientemente sviluppata. Questo tipo di distacco prolungato può causare stress, nostalgia di casa e ansia da separazione, tutti fattori che potrebbero trasformare un’esperienza potenzialmente positiva in un evento negativo.

Man mano che il bambino cresce, solitamente intorno ai 10-11 anni, sviluppa una maggiore consapevolezza di sé e una capacità più strutturata di affrontare le sfide in modo autonomo. In questa fase, può essere più preparato per esperienze di distacco più lunghe, come un campo estivo o una vacanza senza genitori, poiché ha acquisito un maggiore controllo delle proprie emozioni e la capacità di risolvere piccoli problemi quotidiani senza sentirsi sopraffatto.

 

Esperienze di indipendenza: il giusto valore

Mandare i bambini in vacanza o a scuola senza un contatto con i genitori per diversi giorni è un’esperienza di distacco che non sempre si rivela necessaria a una certa età. Se un bambino in quinta primaria può trarre grande beneficio, uno di seconda potrebbe non avere lo stesso bisogno. Ogni bambino è diverso, e forzare un’esperienza che non è percepita come positiva o necessaria può portare più frustrazione che crescita.

Per questo è importante riconoscere i segnali che i bambini stessi ci inviano: se un bambino si mostra ansioso o insicuro di fronte a un’esperienza di distacco, potrebbe essere utile posticiparla o affrontarla con modalità meno drastiche. Al contrario, se un bambino dimostra curiosità e voglia di esplorare l’autonomia, concedere loro spazi di indipendenza è un’opportunità di crescita importante.

 

Ascoltiamo i bambini e seguiamo il loro ritmo

Concludendo, l’indipendenza nei bambini è un percorso che va costruito nel tempo, rispettando i loro tempi e le loro esigenze emotive. Ogni genitore ha la propria visione, ma la chiave per favorire una crescita sana sta nel trovare un equilibrio tra la protezione e la concessione di spazi di autonomia, senza forzature e senza fretta.

Non è necessario accelerare tappe che possono essere affrontate gradualmente, né c’è bisogno di isolare i bambini da esperienze di crescita. Come genitori, possiamo fare in modo che l’indipendenza venga vissuta come un traguardo naturale, quando i nostri figli sono davvero pronti, e non come una forzatura che può creare ansia e insicurezza.

Il dialogo costante con i bambini e l’ascolto delle loro emozioni ci aiuteranno a capire quando è il momento giusto per lasciarli andare, un passo alla volta, verso il loro futuro.