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Educare all'udito.

Sentire o ascoltare?

 

di Valentina Valente

Il nostro viaggio alla scoperta dei 5 sensi approfondisce in questo numero il senso dell’udito. Imparare ad ascoltare il mondo che ci circonda non è così scontato. Anche in questo caso, si possono educare i bambini affinché possano cogliere nei rumori, nei suoni, nelle melodie, nei ritmi, le sfumature e i dettagli capaci anche di trasmettere loro emozioni e di fargli vivere ogni esperienza in modo più profondo. Ascoltare e sentire sono due modi differenti di porsi verso la realtà, anche sul piano relazionale. Certamente un ruolo importante in questo percorso educativo può giocarlo la musica, ma come? Ne abbiamo parlato con Sonia Spirito, Presidente della scuola di musica L’Albero della musica, e direttrice del Coro di voci bianche Italo Calvino, a Milano. Prima ancora di avvicinare i bambini alla musica vera e propria, si possono educare i bambini a usare meglio l’udito?

Certamente, lo sviluppo dell’udito del bambino avviene già nella pancia della mamma, addirittura dal 4/5 mese di gravidanza, per cui sicuramente l’ascolto delle musiche o della voce di mamma e papà è già di per sé un principio di ‘educazione’. L’ascolto di musica, che sia musica per bambini o, meglio secondo me, della musica preferita di mamma e papà, è un modo speciale di intessere una relazione, di creare quell’ambiente sonoro che il bambino sentirà familiare quando verrà al mondo.

Che differenza c’è tra sentire e ascoltare? È un concetto che possiamo far capire ai bambini? È un concetto molto importante che non ha bisogno di tante spiegazioni, ma come tutte le fasi dell’educazione arriva dall’esempio dei genitori. Il bambino che cresce in un ambiente in cui è ascoltato con interesse, in cui non si interrompe il prossimo, in cui si riceve attenzione verso ciò che viene detto gli permetterà di attivare l’udito all’ascolto attivo e non passivo. Sembrerà strano, ma è proprio questo il principio basilare dell’orecchio musicale. Se io ‘sento’ distrattamente un suono, una voce, una musica, ma nel frattempo penso ad altro, ci parlo sopra, ho la testa altrove, questo mi impedirà di ‘ascoltarlo’ a fondo e di emularlo in maniera attenta e precisa. Si sa, i bambini, soprattutto da piccoli, tendono ad essere al centro della nostra attenzione, spesso hanno desiderio di parlare e raccontare anche se mamma e papà stanno già parlando, magari anche di un argomento importante. Secondo me è importante insegnare ai bimbi che ognuno ha il diritto di essere ascoltato, anche mamma e papà, magari rendendo i discorsi fatti comprensibili anche a loro, in modo che possano sviluppare l’attenzione all’ascolto e alla comprensione.

Oggi per fortuna si inizia a dare più attenzione al ruolo della musica, con percorsi educativi che iniziano addirittura nella pancia della mamma. Per i bimbi piccolissimi (0-3) cosa è consigliato fare? Per i bimbi piccolissimi ci sono dei percorsi molto validi che partono già dalla gravidanza e proseguono dopo la nascita, grazie all’utilizzo di canti e suoni facilmente riproducibili dai bambini, la ripetizione di suoni da loro emessi, che catturano il loro interesse e li divertono molto. Man mano che i bimbi crescono i suoni e gli strumenti utilizzati diventano più complessi, per ampliare il panorama sonoro del bambino fino ad arrivare a un momento in cui loro sono in grado di cantare e suonare da soli. La cosa più bella di questi corsi è la relazione musicale mamma/papà e bambino, perché si crea un momento di gioco musicale che potrà essere ripetuto ogni giorno anche a casa.

Parliamo invece di bambini in età pre-scolare, in base alla tua lunga esperienza quali sono le attività migliori per loro, sempre nell’ottica di una educazione all’udito? Secondo la mia esperienza le attività più adatte per loro in questa età sono quelle che hanno a che fare con il canto e l’uso della voce. I bambini a quell’età sono delle spugne, per cui è il momento ideale per l’apprendimento per imitazione di canti, versi, giochi, suoni prodotti con la voce. L’ideale è che i docenti siano cantanti esperti di propedeutica musicale, che conoscano a fondo ciò che avviene alle corde vocali al bambino nell’età di cui parliamo, per sapere quali canti proporre e l’estensione adatta a loro. Inoltre è utilissimo l’utilizzo di strumenti colorati e divertenti, già da subito strumentazione di ottima qualità per abituarli al “bel suono”, per imitare i ritmi, abituarli a coordinare i propri movimenti sulla musica, ad andare a tempo. È fondamentale a prescindere dal fatto che il bambino un giorno diventi musicista o faccia tutt’altro nella vita.

La musica ha anche un potere terapeutico, in tutto l’arco della nostra vita può aiutarci nei momenti più difficili, o accompagnare le nostre emozioni. I bambini sono in grado di cogliere questo aspetto, o come possiamo insegnarglielo? La musica produce delle vibrazioni in grado di smuovere gli animi e questo i bambini lo sentono anche più di noi, in quanto dotati di maggiore sensibilità. Non molto tempo fa girava su internet un tenerissimo video in cui un neonato, al sentire la voce della mamma che cantava, si emozionava talmente tanto da arrivare alle lacrime. Èun’emozione che capita spesso anche a noi, quando la musica che ascoltiamo tocca delle corde speciali della nostra anima. Per questo è importante abituare i bambini all’ascolto, regalando loro gli strumenti per provare le emozioni e un giorno, se lo vorranno, essere in grado di riprodurle.