Quando il bebè nasce all’ottavo mese. Parliamo di bambini prematuri con lo specialista.
di Valentina Valente
Il tema che trattiamo in questo consueto appuntamento con Humanitas San Pio X mi tocca da vicino. Parliamo infatti di bambini prematuri tardivi, ovvero quelli che nascono attorno alla 36a settimana, quindi all’ottavo mese. Il mio secondogenito, proprio alla 36 settimana + 1 giorno è venuto al mondo, con grande sorpresa (e spavento), senza nessun preavviso, ha semplicemente deciso lui che era il momento! Subito dopo la nascita ha presentato i tipici problemi respiratori ed ha “soggiornato” in neonatologia per più di tre settimane, la prima in Terapia Intensiva Neonatale (Tin), tra tubicini ed incubatrice…con tutto il coinvolgimento emotivo, i dubbi e le paure che questo comporta per i genitori. Ho rivolto alcune domande al dott. Fabrizio Ciralli, responsabile di Neonatologia e Patologia Neonatale di Humanitas San Pio X, su questo argomento.
I bambini che nascono attorno alla 36a settimana sono prematuri un po’ speciali. Sembrano infatti pronti per tornare a casa ma possono necessitano di assistenza, perché?
I bambini prematuri nati tra la 34 a e la 36 a settimana, sono definiti late pre-term o pretermine tardivi. È fondamentale dire che la sopravvivenza e la qualità di vita futura sono pressoché equiparabili ai neonati nati a termine. Questa categoria di prematurità può richiedere però un’assistenza particolare, legata principalmente a cause materne, placentari o fetali che hanno portato alla nascita pretermine Alcuni bambini prematuri non presentano alcun problema, altri possono mostrare problematiche diverse in relazione all’età gestazionale e al peso.
Quali sono dunque le problematiche che i bambini prematuri possono presentare?
I “late preterm” possono presentare problematiche respiratorie caratterizzate da un insufficiente attività respiratoria spontanea che può richiedere un supporto ventilatorio. Successivamente alla dimissione i neonati devono seguire un percorso di follow-up nei primi anni di vita per valutare i parametri auxologici e quelli neurologici-comportamentali.
Cosa si devono aspettare mamma e papà quando il bimbo viene messo in incubatrice?
Anche nei casi in cui il neonato passa i primi giorni di vita in incubatrice, vengono garantiti, quando le condizioni cliniche lo consentono, il rapporto con mamma e papà, l’allattamento materno e il contatto pelle a pelle, il tutto per favorire beneficio ai parametri vitali e al benessere psico-fisico di mamma e figlio.
Quanto tempo dopo possono tornare a casa i bambini prematuri e da cosa dipende?
Non ci sono standard, il tempo varia in base alla soggettività del bambino e dalla sua capacità di risposta alle terapie. Ovviamente più ci si avvicina all’età gestazionale della 37 a settimana, più è verosimile che i neonati abbiano dei percorsi di degenza ospedaliera ridotti.
Cosa succede in Humanitas San Pio X quando nasce un neonato pretermine?
Il neonato “late pre-term”, valutate le sue condizioni cliniche presso “l’isola Neonatale” al momento della nascita, viene portato nel reparto di Patologia Neonatale, recentemente ristrutturato in Humanitas San Pio X con la costruzione di nuovi spazi e tecnologie di ultima generazione per l’assistenza al neonato patologico e non. Qui si stabilisce se adottare un approccio di tipo osservazionale dei parametri vitali, oppure uno di tipo terapeutico in relazione alla patologia del bimbo (respiratoria, metabolica, alimentare…). In ospedale proponiamo anche un servizio di Psicologia Clinica gestito da psicologhe esperte per aiutare i neo genitori di bambini prematuri ad affrontare questo momento delicato.
L’allattamento è un altro fattore che può preoccupare la mamma, come viene gestito?
Il latte materno è per definizione un alimento specie-specifico e pertanto è diverso dal latte di formula; presenta caratteristiche biochimiche uniche che aiutano maggiormente lo sviluppo del bambino. Anche per i neonati nati pretermine e in incubatrice favoriamo l’allattamento materno diretto, se lo stato di salute del bambino lo permette, o indiretto, alimentandolo comunque con il latte materno della mamma mediante gavage o biberon
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